Usa la testa

Un'ora al giorno spegni il cellulare

Quante ore, ogni giorno, passiamo al cellulare? Sicuramente più di quante dovremmo. Giornate intere a condividere foto, stati d’animo e notizie con il rischio di perdere il contatto che più conta davvero, quello con la realtà. Una situazione comune a molti che può sfociare in una vera e propria malattia: la nomofobia, vale a dire la paura incontrollata di rimanere sconnessi dalla rete. Una patologia recente ma destinata a coinvolgere sempre più persone, giovanissime e non solo, per la quale anche il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha lanciato l’allarme: “Tutto ciò che non vorremmo è che per la dipendenza da smartphone si finisse poi in ospedale.

Il tema delle dipendenze dalle tecnologie, che è un nuovo mondo di dipendenze che si affaccia nella nostra realtà, non è da sottovalutare.” Proprio in risposta a questo appello è nato lo SconnessiDay: l’invito, almeno per un’ora al giorno, tutti i giorni, dalle 20.30 alle 21.30, a spegnere il cellulare. Un orario, non a caso, che coincide con quello della cena, in cui dovremmo riunirci a tavola coi nostri cari, recuperando un dialogo troppo spesso interrotto. Se va bene quindi spegnere il cellulare per disintossicarsi dalla rete, è ancor più importante tornare a comunicare al di là dello schermo. Solo così torneremo ad essere veramente noi stessi.

La ricerca è parte di un progetto del Global TMT Research Center di Deloitte ed è stata condotta in 31 paesi appartenenti ai 6 continenti per un totale di 49.500 interviste online strutturate in questionari di oltre 60 domande speci che del mondo “Mobile”. Gli intervistati in Italia sono stati 2.000, di età compresa tra i 18 e i 75 anni. La survey è stata condotta nella seconda metà del 2016.

SCONNETTIAMOCI TUTTI


Alla base dello SconnessiDay, la prima giornata mondiale della S-connessione il 22 febbraio 2018, presentata al Ministero della Salute. Un evento dedicato a tutte quelle persone dipendenti da Internet e dal proprio smartphone, ma anche a chi – familiari e dottori ­– vuole aiutarle. Promotore dell’iniziativa, Consulcesi Group, da sempre al fianco dei camici bianchi. Un impegno profuso nella coproduzione del film Sconnessi, in questi giorni nelle sale cinematografiche di tutta Italia, così testimoniato dal Presidente Massimo Tortorella:

“Siamo tra i primi a credere nella tecnologia e nelle sue straordinarie potenzialità ma riteniamo che si debba intervenire per regolamentare l’abuso di internet e smartphone. È ormai scientificamente dimostrato che questo ha conseguenze sulla nostra salute, siamo di fronte a vere patologie su cui i medici sono chiamati a formarsi ed aggiornarsi. Intanto dobbiamo dare un segnale, per primi noi genitori, insieme a medici e insegnanti: prendiamo una cassetta di sicurezza, riponiamoci all’interno i nostri smartphone e tablet. Disconnettiamoci almeno per un’ora al giorno – noi proponiamo dalle 20.30 alle 21.30 – e riconnettiamoci con la realtà e fra di noi, guardandoci negli occhi e non sui display.”

WEB ADDICTION, CYBERBULLISMO, NOMOFOBIA: E TU QUANTO NE SAI?

Per sensibilizzare al tema, parallelamente al film Sconnessi distribuito al cinema, abbiamo realizzato un corso di formazione gratuito dedicato a tutti: Internet e adolescenti: I.A.D. e cyberbullismo. Un’opportunità unica per meglio conoscere questa malattia, con particolare attenzione ai più giovani, che sono i più esposti e i più vulnerabili. Nella veste di responsabile scientifico, lo psichiatra David Martinelli del Centro Pediatrico Interdipartimentale Psicopatologia da Web presso la Fondazione Policlinico Gemelli di Roma. È lui a guidarci, attraverso pillole formative video, tra i sintomi patologici e le terapie, confrontandosi, tra l’altro, con l’attore del film Sconnessi Maurizio Mattioli in una divertente intervista doppia.

Queste le sue parole: “La nuova generazione, quella che viene definita dei nativi digitali, ha sviluppato un modo di vedere la realtà che è diverso dalla generazione precedente. Internet è un mezzo, quindi in sé non è né buono né cattivo, però è fondamentale che la generazione degli adulti, dei genitori, degli educatori e soprattutto dei medici sia consapevole di questo nuovo modo di vedere la realtà per potersi relazionare correttamente con i giovani, in modo da scongiurare eccessi che possono portare a problemi. Concordare con i ragazzi un periodo di disconnessione, togliendo lo sguardo dallo schermo del cellulare almeno per un’ora al giorno consente loro di riappropriarsi di relazioni e rapporti personali, fruendo di esperienze reali senza l’interfaccia artificiale del display.”